Guida di Raffaele

Raffaele
Guida di Raffaele

Visite turistiche

Isola fantastica. Luogo incontaminato, circondato da mare con acqua cristallina. Consiglio la visita giornaliera. Collegamenti quotidiani di andata e ritorno dal porto di Termoli (5 min di auto dalla mia abitazione).
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San Nicola di Tremiti
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Isola fantastica. Luogo incontaminato, circondato da mare con acqua cristallina. Consiglio la visita giornaliera. Collegamenti quotidiani di andata e ritorno dal porto di Termoli (5 min di auto dalla mia abitazione).
Spiaggia “wild”, incontaminata. Spiaggia con ciottoli. Consiglio la visita giornaliera, con permanenza a Vasto per il pranzo. A circa 25 min di auto dalla mia abitazione
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Punta Aderci náttúruverndarsvæði
Sentiero d'Accesso Punta Aderci
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Spiaggia “wild”, incontaminata. Spiaggia con ciottoli. Consiglio la visita giornaliera, con permanenza a Vasto per il pranzo. A circa 25 min di auto dalla mia abitazione
è un invaso artificiale formato negli anni sessanta-settanta dall'innalzamento di una diga sul fiume Biferno in Molise al fine di fornire acqua potabile ai paesi circostanti per uso domestico, agricolo e industriale. Lo specchio d'acqua ha una superficie massima di 7,45 km² e il bacino idrografico sotteso ha un'area di 1043 km²; la profondità del lago varia da 2 a 3 metri con punte di oltre 20 metri e il fondo è prevalentemente sabbioso e ciottoloso. Il lago, di forma allungata da sud-ovest verso nord-est, è per gran parte affiancato dalla strada statale 647 di Fondo Valle del Biferno che con un complesso di viadotti ne sovrasta gran parte. Per realizzare il lago e la diga venne sommerso dalle acque un antico ponte, presumibilmente romano[1]: si tratta del Ponte di S. Antonio o Ponte di Annibale, visibile nei periodi estivi di secca nelle vicinanze del Monte Peloso. Il ponte è tornato visibile dal 1 settembre 2017 fino al 30 novembre 2017 circa e da maggio 2021 è nuovamente visibile. Le specie di pesci autoctone più diffuse sono il cavedano, la tinca e il luccio, tuttavia sono presenti anche specie endemiche meritevoli di particolare tutela perché minacciate di estinzione ossia l'alborella appenninica (Alburnus albidus) e la scardola tirrenica (Scardinius scardafa) che vengono predate dalle specie alloctone, tra le quali: persico trota, carpe, pesci gatto e trote arcobaleno. Questo fa sì che il lago sia meta ambita di pescatori provenienti da ogni parte, soprattutto praticanti di pesca sportiva, ma la pesca nel bacino è consentita solo a chi è munito di regolare licenza.
Lago di Guardialfiera
è un invaso artificiale formato negli anni sessanta-settanta dall'innalzamento di una diga sul fiume Biferno in Molise al fine di fornire acqua potabile ai paesi circostanti per uso domestico, agricolo e industriale. Lo specchio d'acqua ha una superficie massima di 7,45 km² e il bacino idrografico sotteso ha un'area di 1043 km²; la profondità del lago varia da 2 a 3 metri con punte di oltre 20 metri e il fondo è prevalentemente sabbioso e ciottoloso. Il lago, di forma allungata da sud-ovest verso nord-est, è per gran parte affiancato dalla strada statale 647 di Fondo Valle del Biferno che con un complesso di viadotti ne sovrasta gran parte. Per realizzare il lago e la diga venne sommerso dalle acque un antico ponte, presumibilmente romano[1]: si tratta del Ponte di S. Antonio o Ponte di Annibale, visibile nei periodi estivi di secca nelle vicinanze del Monte Peloso. Il ponte è tornato visibile dal 1 settembre 2017 fino al 30 novembre 2017 circa e da maggio 2021 è nuovamente visibile. Le specie di pesci autoctone più diffuse sono il cavedano, la tinca e il luccio, tuttavia sono presenti anche specie endemiche meritevoli di particolare tutela perché minacciate di estinzione ossia l'alborella appenninica (Alburnus albidus) e la scardola tirrenica (Scardinius scardafa) che vengono predate dalle specie alloctone, tra le quali: persico trota, carpe, pesci gatto e trote arcobaleno. Questo fa sì che il lago sia meta ambita di pescatori provenienti da ogni parte, soprattutto praticanti di pesca sportiva, ma la pesca nel bacino è consentita solo a chi è munito di regolare licenza.
Il borgo di Carpinone è circondato da una natura incontaminata e in questo luogo, nascoste dal bosco, è possibile vedere alcuni degli spettacoli più affascinanti della natura molisana: le cascate di Carpinone e la cascata Schioppo. Si tratta di due luoghi magici molto vicini tra di loro. Le cascate di Carpinone, le più grandi, sono due cascate parallele che nascono dall’unione dei fiumi Carpino e Tura: una delle due è artificiale per far in modo che l’acqua arrivi alla centrale idroelettrica a valle. La cascata piccola, Lo Schioppo, si forma grazie al fiume Tura ed è interamente naturale: si tratta di una cascata più intima, così la definisce una delle guide del posto. Queste cascate sono un vero e proprio regalo della natura e sono raggiungibili oggi grazie a diversi sentieri a pochi minuti dal borgo tutti immersi nel verde brillante e tutti tracciati con segnaletiche di legno realizzate a mano, proprio per non danneggiare il suggestivo panorama
Cascata del Carpino
Il borgo di Carpinone è circondato da una natura incontaminata e in questo luogo, nascoste dal bosco, è possibile vedere alcuni degli spettacoli più affascinanti della natura molisana: le cascate di Carpinone e la cascata Schioppo. Si tratta di due luoghi magici molto vicini tra di loro. Le cascate di Carpinone, le più grandi, sono due cascate parallele che nascono dall’unione dei fiumi Carpino e Tura: una delle due è artificiale per far in modo che l’acqua arrivi alla centrale idroelettrica a valle. La cascata piccola, Lo Schioppo, si forma grazie al fiume Tura ed è interamente naturale: si tratta di una cascata più intima, così la definisce una delle guide del posto. Queste cascate sono un vero e proprio regalo della natura e sono raggiungibili oggi grazie a diversi sentieri a pochi minuti dal borgo tutti immersi nel verde brillante e tutti tracciati con segnaletiche di legno realizzate a mano, proprio per non danneggiare il suggestivo panorama
I linguaggi della street art conquistano e ridisegnano il paesaggio urbano di un suggestivo angolo di Molise, il borgo di Civitacampomarano in provincia di Campobasso. Le strade del paese fanno da fondale per il Festival “CVTà – Street Fest”. La direzione artistica della manifestazione è firmata da Alice Pasquini, in arte AliCè. È l’associazione culturale CivitArt ad organizzare il Festival e a sostenerlo insieme al Comune di Civitacampomarano. La manifestazione gode inoltre del patrocinio del Comune di Civitacampomarano e della Regione Molise. Civitacampomarano nel dialetto dei suoi abitanti si chiama Cvtà e, nell’ideale abbraccio che unisce passato e futuro, origini e riscoperte, è stata scelta proprio questa espressione per intitolare il festival. Con l’auspicio che rendere l’arte viva e colorare con essa i muri e gli spazi condivisi possa essere una strategia vincente per contrastare l’abbandono e il degrado di un’Italia troppo spesso dimenticata e svilita. Un Festival di street art può nascere solo attraverso la partecipazione e la condivisione del progetto da parte di un’intera comunità. In quest’ottica, sono stati gli stessi abitanti di Civitacampomarano a fare a gara per mettere a disposizione degli artisti il muro più bello, lo scorcio più ammaliante, il panorama più prezioso. Ciascuno dei sei artisti è invitato a eseguire il proprio intervento sulla pelle dell’antico borgo nell’arco dei quattro giorni in cui si svolgerà la manifestazione, lavorando a stretto contatto con gli abitanti del luogo. Il risultato sarà una proposta corale capace di offrire, sia a chi passa quotidianamente per quelle strade che ai visitatori, la possibilità di guardare i vecchi muri logorati dal tempo con uno sguardo tutto nuovo, che nasce dalla cooperazione della comunità con gli artisti ospiti.
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Civitacampomarano
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I linguaggi della street art conquistano e ridisegnano il paesaggio urbano di un suggestivo angolo di Molise, il borgo di Civitacampomarano in provincia di Campobasso. Le strade del paese fanno da fondale per il Festival “CVTà – Street Fest”. La direzione artistica della manifestazione è firmata da Alice Pasquini, in arte AliCè. È l’associazione culturale CivitArt ad organizzare il Festival e a sostenerlo insieme al Comune di Civitacampomarano. La manifestazione gode inoltre del patrocinio del Comune di Civitacampomarano e della Regione Molise. Civitacampomarano nel dialetto dei suoi abitanti si chiama Cvtà e, nell’ideale abbraccio che unisce passato e futuro, origini e riscoperte, è stata scelta proprio questa espressione per intitolare il festival. Con l’auspicio che rendere l’arte viva e colorare con essa i muri e gli spazi condivisi possa essere una strategia vincente per contrastare l’abbandono e il degrado di un’Italia troppo spesso dimenticata e svilita. Un Festival di street art può nascere solo attraverso la partecipazione e la condivisione del progetto da parte di un’intera comunità. In quest’ottica, sono stati gli stessi abitanti di Civitacampomarano a fare a gara per mettere a disposizione degli artisti il muro più bello, lo scorcio più ammaliante, il panorama più prezioso. Ciascuno dei sei artisti è invitato a eseguire il proprio intervento sulla pelle dell’antico borgo nell’arco dei quattro giorni in cui si svolgerà la manifestazione, lavorando a stretto contatto con gli abitanti del luogo. Il risultato sarà una proposta corale capace di offrire, sia a chi passa quotidianamente per quelle strade che ai visitatori, la possibilità di guardare i vecchi muri logorati dal tempo con uno sguardo tutto nuovo, che nasce dalla cooperazione della comunità con gli artisti ospiti.
complesso ellenistico-italico sito in località Calcatello. Vi si trovano due templi "A" e "B" ed un teatro, con sedili in pietra dalla caratteristica forma anatomica, utilizzato come luogo di riunione. Nel periodo estivo vi si svolgono importanti manifestazioni teatrali classiche. Le terracotte architettoniche rinvenute nel complesso sono accostate all'arte ellenistica dell'Asia Minore e confrontate con quelle presenti al Museo civico archeologico di Monte Rinaldo. Il teatro e i templi romani fanno parte di un'area archeologica sul Monte Saraceno, detta Il Santuario. Il comprensorio di Bovianum Vetus, comprendente anche Pietrabbondante, divenne un municipio romano nel II secolo a.C. dopo le guerre sannitiche. Il teatro fu costruito in quell'epoca, con lavori di ultimazione nel 95 a.C. circa, come testimonia anche Tito Livio. Il teatro e i due santuari furono frequentati fino alla fine dell'impero romano, nonostante i decreti di Teodosio che proibì il culto pagano. Con le invasioni longobarde e normanne i templi furono saccheggiati e usati per la costruzione del nuovo abitato di Pietrabbondante, sotto le morge della montagna. Successivamente vari cataclismi naturali seppellirono l'area sacra sannita, e solo nel 1858 fu riscoperto il teatro per via di alcuni frammenti sporgenti dall'erba. Oggi il teatro è uno dei siti più rappresentativi dell'archeologia romana del Molise. Nuovi ed importanti ritrovamenti archeologici, rinvenuti a seguito di recenti scavi, accrescono notevolmente l'importanza del sito e lasciano sperare in una definitiva determinazione storica. È stata individuata la domus publica, edificio che rappresenta un vero e proprio unicum in Italia tanto da far definire il sito come "luogo fulcro di religiosità e di politica del Sannio". Il teatro è costruito a sei settori ed è a semicerchio. Sui lati sono conservate due porte ad arco per l'entrata del pubblico. In origine erano cinque, con semicolonne a scanalatura ionica. Sul palco sono presenti ancora i blocchi semisquadrati di pietra, sopra cui si appoggiavano le tavole per la scena da rappresentarsi. Ciascun sedile del semicerchio è un blocco squadrato a zoccolo con schienale incorporato, adagiato assieme ad un altro. Su entrambe le estremità, gli ultimi gradini a sedere sono decorati da zampe di grifo, simbolo che erano riservati per le alte personalità cittadine. Si calcola che i posti a sedere fossero per 2.500 spettatori. I due templi sono conservati mediante la pavimentazione e frammenti del colonnato monco. Si accedeva mediante una scalinata di pietra. Uno dei due santuari è dedicato alla dea Vittoria, come testimonia un'epigrafe in lingua osca. Secondo le ipotesi, i due templi avevano le aree sormontate da cornici con decorazione policroma. Un’iscrizione sannita molto importante ricorda la personalità locale di Stazio Claro che avrebbe finanziato la costruzione dei due podi dei templi.
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Pietrabbondante
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complesso ellenistico-italico sito in località Calcatello. Vi si trovano due templi "A" e "B" ed un teatro, con sedili in pietra dalla caratteristica forma anatomica, utilizzato come luogo di riunione. Nel periodo estivo vi si svolgono importanti manifestazioni teatrali classiche. Le terracotte architettoniche rinvenute nel complesso sono accostate all'arte ellenistica dell'Asia Minore e confrontate con quelle presenti al Museo civico archeologico di Monte Rinaldo. Il teatro e i templi romani fanno parte di un'area archeologica sul Monte Saraceno, detta Il Santuario. Il comprensorio di Bovianum Vetus, comprendente anche Pietrabbondante, divenne un municipio romano nel II secolo a.C. dopo le guerre sannitiche. Il teatro fu costruito in quell'epoca, con lavori di ultimazione nel 95 a.C. circa, come testimonia anche Tito Livio. Il teatro e i due santuari furono frequentati fino alla fine dell'impero romano, nonostante i decreti di Teodosio che proibì il culto pagano. Con le invasioni longobarde e normanne i templi furono saccheggiati e usati per la costruzione del nuovo abitato di Pietrabbondante, sotto le morge della montagna. Successivamente vari cataclismi naturali seppellirono l'area sacra sannita, e solo nel 1858 fu riscoperto il teatro per via di alcuni frammenti sporgenti dall'erba. Oggi il teatro è uno dei siti più rappresentativi dell'archeologia romana del Molise. Nuovi ed importanti ritrovamenti archeologici, rinvenuti a seguito di recenti scavi, accrescono notevolmente l'importanza del sito e lasciano sperare in una definitiva determinazione storica. È stata individuata la domus publica, edificio che rappresenta un vero e proprio unicum in Italia tanto da far definire il sito come "luogo fulcro di religiosità e di politica del Sannio". Il teatro è costruito a sei settori ed è a semicerchio. Sui lati sono conservate due porte ad arco per l'entrata del pubblico. In origine erano cinque, con semicolonne a scanalatura ionica. Sul palco sono presenti ancora i blocchi semisquadrati di pietra, sopra cui si appoggiavano le tavole per la scena da rappresentarsi. Ciascun sedile del semicerchio è un blocco squadrato a zoccolo con schienale incorporato, adagiato assieme ad un altro. Su entrambe le estremità, gli ultimi gradini a sedere sono decorati da zampe di grifo, simbolo che erano riservati per le alte personalità cittadine. Si calcola che i posti a sedere fossero per 2.500 spettatori. I due templi sono conservati mediante la pavimentazione e frammenti del colonnato monco. Si accedeva mediante una scalinata di pietra. Uno dei due santuari è dedicato alla dea Vittoria, come testimonia un'epigrafe in lingua osca. Secondo le ipotesi, i due templi avevano le aree sormontate da cornici con decorazione policroma. Un’iscrizione sannita molto importante ricorda la personalità locale di Stazio Claro che avrebbe finanziato la costruzione dei due podi dei templi.
Presenza dell'area archeologica di epoca romana Saepinum. Numerosi sono i resti della città romana di Saepinum, scavata a partire dal 1950. Fra le rovine romane si trovano numerose case coloniche costruite con pietre di spoglio a partire del XVIII secolo ed oggi adibite a sede di un lapidario e degli uffici dei custodi. La pianta di Saepinum è quella tipica delle città romane anche se gli scavi si sono concentrati sul decumano maggiore e sul cardo massimo. Le porte sono di conseguenza quattro (tre delle quali con l'arco ancora conservato): Porta Benevento; Porta Terravecchia; Porta Bojano; Porta Tammaro. Il Foro, a pianta rettangolare, è ancora oggi pavimentato con lastroni in pietra lavorata. Su di esso si aprivano gli edifici pubblici: la Curia, il Capitolium e la Basilica. Quest'ultima possiede ancora le venti colonne circolari di ordine ionico ed a fusto liscio che circondavano un peristilio. Ben conservato è il teatro, scavato solo in parte negli anni settanta e costituito dalla scena e dalla platea, entrambe in pietra locale lavorata.
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Sepino
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Presenza dell'area archeologica di epoca romana Saepinum. Numerosi sono i resti della città romana di Saepinum, scavata a partire dal 1950. Fra le rovine romane si trovano numerose case coloniche costruite con pietre di spoglio a partire del XVIII secolo ed oggi adibite a sede di un lapidario e degli uffici dei custodi. La pianta di Saepinum è quella tipica delle città romane anche se gli scavi si sono concentrati sul decumano maggiore e sul cardo massimo. Le porte sono di conseguenza quattro (tre delle quali con l'arco ancora conservato): Porta Benevento; Porta Terravecchia; Porta Bojano; Porta Tammaro. Il Foro, a pianta rettangolare, è ancora oggi pavimentato con lastroni in pietra lavorata. Su di esso si aprivano gli edifici pubblici: la Curia, il Capitolium e la Basilica. Quest'ultima possiede ancora le venti colonne circolari di ordine ionico ed a fusto liscio che circondavano un peristilio. Ben conservato è il teatro, scavato solo in parte negli anni settanta e costituito dalla scena e dalla platea, entrambe in pietra locale lavorata.
Monte Mauro è un importante Sito di Interesse Comunitario (S.I.C). Il Sito interessa un’ampia e ben conservata area forestale, di circa 500 ettari, composta prevalentemente da cerri e faggi. L’area è compresa tra i comuni di Castelmauro e Montefalcone nel Sannio, in provincia di Campobasso, al confine tra l’Abruzzo e il Molise. Molto rilevante, sotto il profilo conservazionistico, è la fauna presente, in particolare: nibbio bruno, nibbio reale, biancone, falco cuculo, succiacapre, salamandra pezzata. Per la flora, tra le numerose specie di interesse comunitario presenti, ricordiamo: la fusaria maggiore, la polmonaria della Vallarsa, il camedrio siciliano.
Monte Mauro
Monte Mauro è un importante Sito di Interesse Comunitario (S.I.C). Il Sito interessa un’ampia e ben conservata area forestale, di circa 500 ettari, composta prevalentemente da cerri e faggi. L’area è compresa tra i comuni di Castelmauro e Montefalcone nel Sannio, in provincia di Campobasso, al confine tra l’Abruzzo e il Molise. Molto rilevante, sotto il profilo conservazionistico, è la fauna presente, in particolare: nibbio bruno, nibbio reale, biancone, falco cuculo, succiacapre, salamandra pezzata. Per la flora, tra le numerose specie di interesse comunitario presenti, ricordiamo: la fusaria maggiore, la polmonaria della Vallarsa, il camedrio siciliano.
Sicuramente un highlight da non perdere se ci si trova in questa zona del Molise è il Ponte Tibetano. Questa struttura metallica è lunga ben 234 metri e si trova a 140 mt d’altezza, lo potete percorrere in totale sicurezza in quanto la passerella è composta da fasce metalliche e scorrimano al quale aggrapparsi. Il Ponte Tibetano del Molise è un’esperienza imperdibile! Se siete amanti della natura e del trekking allora questo è il posto che fa per voi: è il cuore selvaggio del Matese. Si trova ai piedi del Monte Miletto e si snoda lungo il torrente Callora, attraverso forre, gole, ghiaioni e prati dove potrete avventurarvi. Se siete amanti, anche, degli animali qui troverete numerose specie di rapaci e non solo. E’ un’autentica zona di pura wilderness.
Roccamandolfi
Sicuramente un highlight da non perdere se ci si trova in questa zona del Molise è il Ponte Tibetano. Questa struttura metallica è lunga ben 234 metri e si trova a 140 mt d’altezza, lo potete percorrere in totale sicurezza in quanto la passerella è composta da fasce metalliche e scorrimano al quale aggrapparsi. Il Ponte Tibetano del Molise è un’esperienza imperdibile! Se siete amanti della natura e del trekking allora questo è il posto che fa per voi: è il cuore selvaggio del Matese. Si trova ai piedi del Monte Miletto e si snoda lungo il torrente Callora, attraverso forre, gole, ghiaioni e prati dove potrete avventurarvi. Se siete amanti, anche, degli animali qui troverete numerose specie di rapaci e non solo. E’ un’autentica zona di pura wilderness.

Offerta gastronomica

Ristorante Cian dal 1976
17 Vicolo del Tempio
Salsedine Cucina di Mare
51 Via Cristoforo Colombo
Svevia
24 Via Giudicato Vecchio
Rossopeperoncino
25 Viale Padre Pio
Ristorante Don Giovanni
20/B Via Sannitica
8 íbúar mæla með
Sottovento Termoli
8 íbúar mæla með
Macelleria tipica. Prodotti tipici locali a km 0. Carni, insaccati, formaggi, pasta e quant'altro. Consigliata la visita!
Macelleria Berchicci - "A Chiang d'Berchicci"
23 Vicolo del Tempio
Macelleria tipica. Prodotti tipici locali a km 0. Carni, insaccati, formaggi, pasta e quant'altro. Consigliata la visita!
Ristorante da Nicolino
13 Via Roma
Trattoria L'Opera Termoli
32 Via Adriatica
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Parini Illegal Burger
5 Piazza Duomo
9 íbúar mæla með
Autentico Pizzeria Ristorantino
70 Corso Fratelli Brigida
Pizzeria Amadeus
27 Via Duca degli Abruzzi
Federico II
n.30 Via Duomo
Trattoria Z'bass
8 Via Guglielmo Oberdan
Trattoria da Endryu Termoli
50 Corso Fratelli Brigida
The Cafeteria Termoli
6 Via Maratona
diez - pizza & co.
59 Via Policarpo Manes
Yoshi Fusion Sushi Restaurant
4 Via Egadi

Informazioni sulla città/località

La città si affaccia sul mare Adriatico. Comode spiagge di sabbia, la rendono comoda e pratica per chi vuol godersi una bella giornata al mare. Nella città di Termoli si incrociano il 42º parallelo Nord e il 15º meridiano Est; quest'ultimo è il meridiano centrale del fuso orario (UTC+1 o Central European Time) di Berlino, Parigi e Roma che di fatto determina l'ora solare del fuso stesso (chiamata infatti l'ora di Termoli).
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Termoli
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La città si affaccia sul mare Adriatico. Comode spiagge di sabbia, la rendono comoda e pratica per chi vuol godersi una bella giornata al mare. Nella città di Termoli si incrociano il 42º parallelo Nord e il 15º meridiano Est; quest'ultimo è il meridiano centrale del fuso orario (UTC+1 o Central European Time) di Berlino, Parigi e Roma che di fatto determina l'ora solare del fuso stesso (chiamata infatti l'ora di Termoli).

Le Guide ai Quartieri

Spiaggia di sabbia, a 6 km dagli alloggi.
Lungomare Cristoforo Colombo
Lungomare Cristoforo Colombo
Spiaggia di sabbia, a 6 km dagli alloggi.

Borgartillaga

Ekki missa af

Cibo tipico: la Pampanella

Da provare è la Pampanella. Trionfo di carne e spezie, arricchisce la tavola di ogni molisano e conquista i cuori di chi l’assaggia visitando i borghi di questa regione.
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Cibo tipico: la Tintilia

Con la Tintilia approdiamo nel mondo enogastronomico tipicamente molisano. Il colore è di un rosso rubino intenso con dei riflessi violacei, una struttura possente, dei tannini setosi e con particolari profumi con note di liquirizia. I sentori vanno dalla ciliegia matura ai piccoli frutti rossi, dalla prugna, alla liquirizia al mentolo. Stiamo parlando di un vino patriottico, di un vino del territorio.
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Cibo tipico: i cavatelli

I Cavatelli per gli amici i “cavatielle” in dialetto molisano, sono degli gnocchetti di semola di grano duro fatti a mano e rappresentano il piatto principe della cucina del Molise. Il loro impasto è formato da semola, acqua tiepida e un pizzico di sale ed il nome descrive la loro forma incavata perfetta per raccogliere sugo e condimento…che invenzione!
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Cibo tipico: il brodetto di pesce alla Termolese

Il brodetto nella tradizione culinaria, nasce come il piatto povero dei pescatori dell’Adriatico: si tratta di una zuppa di pesce fatta con il pescato invenduto e composto per lo più di pesci di piccole dimensioni. Tipicamente si prepara con pesce misto come cicale, triglie, gallinelle, scorfani, calamari, merluzzi e seppioline Oltre alla varietà dei pesci che lo compongono, il segreto del brodetto sta proprio nei suoi condimenti, che gli conferiscono sapore e delicatezza.
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Cibo tipico: Il cazzotto (prosciutto)

Il Cazzotto è un culatello stagionato 12 mesi sotto grasso di maiale, imperdibile! Prodotto dalla Macelleria Berchicci di San Giacomo degli Schiavoni